lunedì 27 settembre 2010

Storia dello Sperimentale p.


Superare l’alienazione e l’incomunicabilità attraverso la percezione visiva: questo l’obiettivo dello Sperimentale p., nato dalla fervente mente di Francesco Guerrieri e Lia Drei.

Il superamento della corrente informale, nata nel dopoguerra dalla volontà degli artisti di esplorare le possibilità della casualità, dell’automatismo e dell’irrazionalità dell’arte, porta Guerrieri alla realizzazione di opere costruite da sistemi segnici aderenti alle teorie della semiotica e agli scritti di Merleau - Ponty sulla fenomenologia della percezione. Pur non abbandonando mai la tecnica classica e artigianale della pittura, Guerrieri, avvalendosi di principi e metodologia propri della ricerca scientifica, indaga approfonditamente i possibili rapporti tra arte e scienza, basandosi sui dati forniti dalla psicologia della percezione e dalla fisica ottica. Così dalla “psicologia della forma” (gestalt) nascono le sue opere ghestaltiche. Il campo della sperimentazione è quello della percezione, sia dei processi retinici, che di quelli più complessi ed articolati. Il fine è mirare ad una “fruizione dinamicamente attiva del quadro o altro oggetto estetico”1, rendendo attivamente partecipe il fruitore della costruzione dinamica e della nascita della forma.

A seguito di esperienze informali e lirico - espressioniste anche Lia Drei, inizia a dedicarsi a ricerche ghestaltiche e ad avvicinarsi a quel rigore formale che la porterà, nel 1963, all’elaborazione del suo caratteristico modulo spazio - cromatico, dove la modulazione dello spazio avviene attraverso la successione di forme geometriche elementari, triangoli, cerchi, con i quali viene creata una linea curva sfuggente verso i lati esterni della superficie pittorica. Forme dinamiche ed esplosioni di colore caratterizzano i lavori di Lia Drei, lavori in cui si riflette la sua gioia di vivere e l’amore per l’arte.
Agli inizi del 1962 Guerrieri inizia ad eseguire una serie di quadri a larghe bande rosse e bianche in cui il ritmo è scandito da forme metalliche allineate. E’ il superamento dell’Informale e del Neo Dadà a favore di un nuovo tipo di pittura. Qualche mese dopo realizza quadri completamente costruiti, accuratamente “calcolati” nel progetto e nell’esecuzione, allontanandosi definitivamente dall’informale materico, istintivo e gestuale, che aveva caratterizzato anche le sue opere fino a poco tempo prima. Ad appassionare l’artista è la “scoperta della continuità”, la possibilità del quadro di non avere un inizio o una fine, ma di essere un frammento di una potenziale e illimitata continuità, scandita dall’intersezione di fili di nylon sulla superficie della tela, accentuata e nello stesso tempo contraddetta. Nasce così un ritmo anch’esso potenzialmente infinito, in cui Guerrieri ravvisa il “ritmo del nostro tempo”.
Nel 1963 la ricerca dell’artista si concentra sulle progressioni crescenti e decrescenti, arricchendo le composizioni di una maggiore possibilità di movimento ottico, di vibrazioni create dal contrasto con il fondo dell’opera, di effetti ondulatori e di curvatura.
Tra il Novembre e il Dicembre del 1962, Guerrieri e Drei, insieme a Giovanni Pizzo e Lucia Di Luciano, fondano il Gruppo 63. A Giugno del 1963 i quattro artisti espongono alla Galleria Numero di Piazza di Spagna, ottenendo numerose positive recensioni da Nello Ponente, Sandra Orienti, Luigi Paolo Finizio, Sigfrido Maovaz. Ma ben presto divergenze legate alla metodologia della sperimentazione portano allo scioglimento del Gruppo. Durante il Convegno Internazionale Artisti Critici e Studiosi d’Arte tenutosi a Verucchio, Rimini e Riccione nello stesso 1963, Lia Drei e Francesco Guerrieri presentano il binomio Sperimentale p. (dove p sta per puro) con una comunicazione sulla “Terza fase delle ricerche ghestaltiche”, soffermandosi particolarmente sul metodo della ricerca estetica e sull’organizzazione interna dei gruppi.
Dal Settembre del 1963 la casa - studio dei due artisti si trasforma in un vero e proprio laboratorio sperimentale di ricerche visive che indagano sui possibili rapporti tra arte, scienza, industrial design e società contemporanea.
Guerrieri e Drei sono in contatto con il Centro di Cibernetica di Silvio Ceccato e con lo studioso Pino Parini di Rimini. Continuano inoltre a relazionarsi con altri gruppi come Tempo 3 di Genova e Gruppo V di Rimini. Tra i critici che si interessano alle loro sperimentazioni figurano Giulio Carlo Argan, Rosario Assunto, Filiberto Menna, Giorgio De Marchis, Sandra Orienti, Arturo Bovi, Luigi Paolo Finizio e Corrado Maltese insieme al quale i due artisti eseguono alcune ricerche sulla percezione forma - colore per l’Università di Cagliari.
Nel n. 6/7 di “Marcatrè”, relativo al Maggio - Giugno 1964, viene pubblicata la prima stesura della dichiarazione di poetica dello Sperimentale p., già presentata al Convegno Internazionale di Verucchio, mentre nel “Quaderno 1964” una dichiarazione più ampia e approfondita viene pubblicata in occasione della prima mostra dello Sperimentale p., allestita dal 3 al 20 Aprile 1964 nella galleria Il Bilico di Via Brunetti, diretta da Nina Maglietta, e recensita positivamente su vari giornali e riviste, tra cui “Il Messaggero”, “La Fiera Letteraria”, “Il Contemporaneo”, “Il Popolo”, “La Vernice”.
Segue la mostra alla galleria Aquilone di Firenze e partecipazioni a varie rassegne nazionali e internazionali come la V Rassegna di Arti Figurative di Roma nel 1965 e i Convegni Internazionali di Verucchio del 1964 e 1965.
Negli anni successivi, dal 1965 al 67, la ricerca di Guerrieri rimane fedele alla problematica della struttura visiva, arricchendosi ulteriormente per l’inserimento di molteplici insiemi, o realizzando composizioni meno condizionate da schemi matematici rigorosi, oppure utilizzando colori diversi dagli originari bianchi, rossi e neri, in particolare il giallo su fondo bianco che accentua otticamente tutti i possibili valori strutturali.
Nello stesso periodo Lia Drei accentua gli effetti cinetici e cromatici nelle sue opere, alcune delle quali sono caratterizzate dall’accordo o dal contrasto tra colori fondamentali e complementari mentre altre dalla presenza di strutture che riescono ad intervenire sulla nostra percezione ottica creando concavità e convessità in realtà non esistenti sulla superficie della tela.
Nel 1966 Guerrieri scrive un articolo sulla rivista “Arte Oggi”, intitolato Arte come comunicazione. Approfondendo gli studi di De Saussure e Levi - Strauss, l’artista scrive: “In arte, significante e significato coincidono nel senso che il segno è significante di se stesso. (...) Le strutture del linguaggio artistico sono significanti di per sé e significano se stesse.”2
Seguono numerose mostre in tutta Italia, collettive e personali. Sempre nel 1966 l’artista pubblica, in collaborazione con la galleria Penelope, i suoi Appunti sulla ricerca sul secondo numero del foglio periodico “Comunicazione”, in cui predomina la concezione dell’arte come comunicazione.
Nel 1967 Guerrieri ottiene il Premio Arte Oggi e nel 1968 il Premio Masaccio.
Nel 1969 l’editore Silva pubblica le sue Ricerche strutturali, compendio delle sue sperimentazioni degli anni Sessanta, in cui si legge: “Dopo sei anni di ricerca rigorosamente condotta in una direzione costante, penso di poter affermare che la forma autentica anche se nasce da variazioni di quantità, da stratificazioni quantitative di strutture o di eventi strutturali, non è essa stessa quantità, non è “quanto è”, ma è “quale deve essere”. In essa il mondo della quantità si traduce in mondo della qualità.”3
Nell’autunno del 1968 Drei e Guerrieri iniziano a dedicarsi ad esperienze diverse, proseguendo nella loro incessante ricerca artistica.
Drei si dedica in particolare alla realizzazione di collage in cui vengono messe in risalto, grazie a campiture monocromatiche, figure geometriche piane e soprattutto realizza i suoi celebri libri d’artista, a partire da Iperipotenusa, pubblicato dalle Edizioni Geiger di Torino, molto probabilmente primo libro - oggetto edito in Italia da una casa editrice con datazione certa. Presentato nel Maggio 1969 alla Libreria - Galleria L’Oca di Roma, Iperipotenusa riscuote grande successo tanto che l’opera viene in seguito esposta in importanti rassegne nazionali e internazionali e viene acquisita da molti Musei, Biblioteche e Archivi italiani ed esteri. Grazie ai successi ottenuti, nel 1978 Lia Drei partecipa alla Biennale di Venezia, e l’anno successivo riceve il Premio Libro d’Artista dell’Università degli Studi di Urbino.
Intanto lo Sperimentale p. continua ad interessare storici e critici d’arte che gli dedicano pagine appassionate; tra gli altri Rosario Assunto, Bruno D’Amore, Alberto De Flora, Attilio Marcolli, Filiberto Menna, Italo Mussa, Italo Tommasoni, Lea Vergine. Lo stesso Guerrieri pubblica nel 1973 Appunti per una storia di Arte oggi e Carta d’identità di Francesco Guerrieri, nel n. 10 di “Arte e Società”.
Nell’Ottobre del 1981, nella Chiesa monumentale di S. Paolo dei Musei Comunali di Macerata, vengono esposte in una grande mostra le opere dello Sperimentale p. realizzate dal 1963 al 1968, e per l’occasione viene pubblicato Lo Sperimentale p. - Lia Drei e Francesco Guerrieri, a cura di Elverio Maurizi.
I due artisti hanno continuato la loro ricerca su altri fronti, apportando notevoli contributi all’arte del XX secolo. Uniti dall’arte e dall’amore, hanno realizzato opere che, sebbene sovente agiscano sulle stesse poetiche o su poetiche simili, non si sono mai conformate le une alle altre, rimanendo fedeli al proprio stile personale ed originale.
Drei ha espresso la sua arte nella realizzazione di opere - ambiente, rivisitazioni metapittoriche, poesia visiva, mail - art e ancora libri d’artista di risonanza internazionale. Nel 2004, dalla visione di una mostra di dipinti per stoffe di Raoul Dufy, nascono le sue opere che hanno come protagonisti fiori e vegetali creati da strutture geometriche fondamentali come il triangolo, forma amata e dipinta dall’artista nel corso di tutta la sua carriera, purtroppo stroncata nel Marzo 2005 da una lunga malattia.
Guerrieri si è dedicato in seguito alla Metapittura e agli Interni d’Artista, continuando però ad inserire all’interno delle composizioni, anche in quelle di matrice figurativa, i “ritratti” delle opere ghestaltiche degli anni Sessanta, legando tra loro ricerche passate e presenti. Nell’ultima produzione dell’artista le bande rosse e nere diventano di nuovo protagoniste, indissolubilmente fuse con la scrittura, il più importante sistema segnico dell’umanità. In queste opere il passato e il presente dell’arte di Francesco Guerrieri convivono, dando vita a strutture in perenne divenire.

Note
1. Lia Drei e Francesco Guerrieri, Sperimentale P. (dichiarazione di poetica), pubblicato in Marcatrè, n. 6 - 7, Ed. Lerici, Milano, Giugno 1964
2. Francesco Guerrieri, Arte come comunicazione, in “Arte Oggi”, n. 27, Luglio - Settembre 1966, Silva Editore, Genova, 1966
3. Estratto da Francesco Guerrieri: Ricerche strutturali, Silva ed., Roma, 1969

Cinzia Folcarelli, gennaio 2007, testo pubblicato nel catalogo della mostra Sperimentale p. Lia Drei e Francesco Guerrieri, Galleria Monogramma arte contemporanea, Roma, 9 marzo - 4 aprile 2007 e Palazzo Chigi, Viterbo, 14 ottobre - 10 novembre 2007


Cinzia Folcarelli e Francesco Guerrieri
Galleria Monogramma, Roma, Via Margutta