venerdì 3 gennaio 2014

Il verismo introspettivo di Patrizia Croce

E’ un verismo nato dall’introspezione quello che impronta le opere di Patrizia Croce, caratterizzate da una forte componente emozionale che coinvolge il fruitore catturando la sua attenzione.
Utilizzando sapientemente la pittura ad olio, l’artista riesce a dare vita a volti e corpi, ma anche a paesaggi ed oggetti, concentrandosi soprattutto sulla resa della luce che mette in risalto dettagli e particolari.


Nei ritratti la pittrice è in grado di rivelare con naturalezza gli stati d’animo dei personaggi raffigurati, siano reali o immaginati nella sua mente. Le maternità ci mostrano la tenerezza ma anche la fierezza di donne molto distanti tra loro per provenienza geografica e stato sociale. In Swami, del 2009-2010, il profilo di una donna africana, ornata delle tradizioni del suo popolo, guarda lontano, mentre stringe tra le braccia il suo bambino. Entrambi sono avvolti da un manto purpureo panneggiato  ed annodato sul davanti, che nasconde parzialmente il volto del bambino, strettamente ancorato al corpo della mamma. E’ un’immagine che rapisce il nostro sguardo, che si sposta continuamente dal volto della donna al rosso del manto, dagli ornamenti al bambino. Questo è possibile perché l’artista è riuscita a creare molteplici punti focali grazie alla resa coloristica e soprattutto all’incidenza della luce sui volti e sulla stoffa, che, pur soffermandosi sul particolare, lascia al nostro sguardo e alla nostra mente la libertà di muoversi all’interno della composizione. Nel freddo dell’Alaska è ambientata l’omonima opera del 2012, che raffigura anch’essa una maternità. Anche qui il volto della donna è rivolto verso un non precisato orizzonte mentre il bambino ci guarda intensamente con i suoi occhi penetranti. Entrambi sono avvolti in pellicce per difendersi dai rigori del clima, che l’artista ha raffigurato con estrema attenzione. Anche in questo caso la luce dà risalto ai volti, modellandone le superfici. In entrambe le opere lo sfondo è appena accennato, evanescente, reso con colori dai toni neutri. Amore e tenerezza è invece un disegno a matita che ci mostra un’immagine universale di una mamma che guarda con amore il proprio neonato. Interessante è però il taglio fotografico scelto dall’artista, che mostra solo il profilo della donna mentre guarda il bambino appoggiato sulla sua spalla.
La passionalità è invece raffigurata in Donna che sogna, del 2006, in cui viene messo in risalto il corpo statuario in primo piano, mentre i tratti del volto, rovesciato all’indietro, sono appena accennati. Pieno di passione è anche il volto di Camélie e il fiore, del 2007. Nell’opera l’artista ha unito la raffinatezza del bianco e nero del viso alla vivace cromaticità del rosso del fiore, bilanciando sapientemente la composizione. Come in altri lavori, l’immagine si espande fino a contenere la cornice. Come anche in Verso la luce, del 2006, che ritrae un nudo femminile in penombra, con il volto e il seno impreziositi da una calda luce radente. Virtuosismi della luce sul bianco e nero improntano anche Limbo, sempre del 2006, dove ad essere protagonista questa volta è uno scultoreo corpo maschile. L’uomo è piegato su sé stesso, sospeso nel tempo e nello spazio, nulla sappiamo di lui, non abbiamo nessun riferimento per capire la provenienza del dolore che affiora dal suo splendido corpo nudo, dai muscoli contratti, investiti dalla luce. Il titolo ci fa pensare ad una pesante decisione da prendere o ad una scelta dolorosa … Così come in Jasmine, del 2007; stavolta la protagonista è di nuovo una donna, raffigurata di spalle, chiusa in sé stessa e nei suoi segreti. La schiena curva anche in questo caso ci fa pensare a qualcosa di doloroso, mentre ci soffermiamo ad ammirare i riflessi di luce sui suoi neri capelli raccolti in una lunga treccia e sulla colorata stoffa che avvolge in parte la figura.
La pennellata vaporosa di Patrizia Croce si apprezza soprattutto nei paesaggi, ma anche in alcuni ritratti come Nel cuore dell’Africa, del 2007, in cui i volti dei due personaggi raffigurati, due fratelli di diversa età, un bambino e un adolescente, entrambi dalla pelle scura, emergono dallo sfondo grazie ad un chiaroscuro compendiario che dà risalto ai volumi. Il più grande sembra rivolgersi allo spettatore interrogandolo con i suoi occhi luminosi, investiti dal riflesso del caldo sole africano.
Lo studio delle espressioni e degli stati d’animo rivestono un ruolo fondamentale nelle opere dell’artista, che riesce a cogliere la psicologia del personaggio ritratto e a trasmettercela con molta naturalezza. Le donne di Due volti, del 2008, e la scintillante ballerina di Passo di danza in blu, del 2006, concentrata in sé stessa durante gli istanti che precedono l’entrata in scena, sono due esempi calzanti in questo senso. Il volto della donna cupamente abbigliata, con un pesante chador nero e una tunica grigia, raffigurata in Sahar, del 2013, ha invece un’espressione colma di malinconia e preoccupazione. Gli occhi lucidi e la mano con cui si sostiene la tesa ci parlano della sua triste condizione esistenziale, dettata sicuramente da condizionamenti imposti da altri. E’ seduta, appoggiata contro una incannucciata raffigurata dettagliatamente dall’artista. In realtà non sappiamo se si tratta di un interno o, più probabilmente di un esterno per la presenza dei riflessi di luce, ma in entrambi i casi la sensazione che ci raggiunge è di inquietudine e mancanza di libertà. Anche in questa opera la luce accarezza l’incarnato modellando i volumi del viso e impreziosendo i tessuti dell’abbigliamento e lo sfondo vegetale.   
La stessa cura e attenzione al dettaglio presente nei ritratti dei suoi personaggi, Patrizia Croce la riserva agli oggetti raffigurati nelle nature morte, come in Blue little flowers, del 2010, delicata composizione di fiori e oggetti legati alla quotidianità, stilisticamente molto elegante e raffinata.
Grande importanza nella sua produzione artistica rivestono i paesaggi, memori della grande tradizione italiana ed europea, ma arricchiti da una sensibilità che li  trasforma in paesaggi dell’anima. L’artista è inoltre molto attenta alle trasformazioni della natura nel corso delle stagioni. Ecco quindi che in Brina d’inverno, del 2006, ci presenta un evanescente paesaggio lacustre, incorniciato da due alberi che fungono quasi da quinta teatrale, che ci trasmette la sensazione di freddo delle mattine d’inverno, quando l’erba dei prati è ancora avvolta dal gelo della notte. Rigogliosa e cromaticamente delicata è la natura in Sorgente di primavera, del 2007, una rinascita che ci porta quasi a percepire il profumo dei fiori bianchi e rosa della composizione e a volerci immergere nelle acque cristalline in cui si specchiano. Profumo d’erba d’estate, e Carezza del cielo, entrambi del 2007, ci invitano invece a sdraiarci sul prato di papaveri sotto un caldo sole che investe tutto con il suo bagliore. E’ una immagine poetica che rallegra lo spirito quella raffigurata in Fiori di cotone, del medesimo anno, in cui i delicati fiori si specchiano in un limpido lago di montagna, mentre di nuovo la resa dell’atmosfera è protagonista in Mattino di luce, un invito dell’artista a percorrere un sentiero che si inoltra nel verde della vegetazione. I metallici riflessi cangianti di Vela…, del 2009, ci accompagnano invece in un giro in barca sul Lago di Lugano.
In Oceano, del 2007 e Ponti sospesi, del 2008, la luce investe prepotentemente tutto, avvicinando i lavori di Patrizia Croce a quelli dell’artista dell’Ottocento inglese William Turner, conosciuto anche con il soprannome di “pittore della luce”.  
In altre opere, all’interno del paesaggio naturale, sono inserite costruzioni realizzate dall’uomo, come castelli, case di campagna o ponti, ma mai la figura umana, quasi a voler separare la sua produzione ritrattistica da quella paesaggista.
Sebbene la tecnica principale usata da Patrizia Croce sia l’olio su tela, ultimamente, nel 2012, l’artista ha realizzato anche opere a tecnica mista, che segnano un ulteriore arricchimento nel suo percorso stilistico, anche perché sono orientate verso l’astratto. Così sono nate Eolo, scintillante di luce, Meduse, materica e avvolgente, Fiore di metallo, sfuggente e misterioso, Ramo, spirale di colore imbevuta di riflessi dorati, e la più criptica Immagine nascosta.
Non sappiamo se Patrizia Croce, in futuro, continuerà su questa nuova strada verso l’astrattismo o tornerà definitivamente al figurativo, o se sceglierà di esprimersi con entrambi, ma certo è che  l’artista che continua a sperimentare, mettendo continuamente in gioco le sue possibilità, pur rimanendo fedele alla propria cifra stilistica, è colui che continuerà a creare all’infinito, arricchendo sempre più la sua produzione.                                 

Cinzia Folcarelli, Dicembre 2013