venerdì 3 settembre 2010

Stefano Savi Scarponi presentato da Cinzia Folcarelli


Stefano Savi Scarponi, artista romano nato nel 1962, “dipinge” ritratti digitali esplorando in modo dettagliato la mappa epidermica dei suoi soggetti per estrapolare porzioni che riproduce sui corpi come pattern – tatuaggi o che invadono lo sfondo mescolandosi a testi e ricordi di proprietà del personaggio ritratto. Questa particolare tecnica d'esecuzione, basata sulla riproducibilità dei dettagli, affonda le sue radici nel percorso formativo dell'artista, che proviene da studi musicali e da un'attività di compositore. Inoltre ha studiato Informatica all'Università ed è venuto a contatto con artisti contemporanei, primi tra tutti Franco Giordano e Francesco Impellizzeri.

Ad un certo punto della sua vita ha deciso una variazione di carriera, orientandosi dalla musica all'arte “perché mi sembrava altrimenti di perdere un'occasione per esprimermi in un modo diverso rispetto a quanto avevo fino a quel momento”. Nel 1998 l'artista Roberto Pietrosanti vede le sue opere e le mostra a Ludovico Pratesi che gli propone di presentare i lavori presso lo spazio espositivo della galleria “Futuro”. Nel 1999 ha partecipato alla mostra collettiva “Ars Medica – Fuori Uso” a cura di Pratesi e Paola Magni a Pescara. “La mia è un'espressione di tipo POP”, dice, “io non mi considero un artista “alto”, non faccio una ricerca particolare, faccio dei ritratti. Lo dico perché ho un rispetto enorme per chi, come me è stato per me con la musica, ha iniziato a otto anni a intraprendere una strada”.
Stefano Savi Scarponi realizza ritratti così come scrive musica, creando il rapporto tra microcosmo e macrocosmo, il particolare all'interno dell'insieme. Ha sempre provato un grande fascino per il corpo umano, di solito sceglie lui i soggetti, non ama ritrarre persone note, preferisce persone comuni, preferibilmente conoscenti dei quali vuole cogliere un istante, un'espressione, cercando di tirare fuori una parte bella di loro, e di creare una rappresentazione solare e positiva, ma anche riconoscibile, in una accezione puramente individuale. Alla fine l'opera è una miscela della sua idea della persona e la persona stessa. A livello tecnico parte da foto digitali volutamente sgranate, e riutilizza particolari dell'epidermide della persona che ritrae per creare il fondo del quadro. Stampa i lavori una volta su una carta sintetica inalterabile, perché vuole che rimangano nel tempo e che siano uniche. Le opere non sono riproducibili anche perché i processi di editing che usa sono distruttivi. In alcuni lavori inserisce la sua firma nascosta, un procedimento tipico dei pirati informatici.
Per questa esposizione ha realizzato appositamente una installazione multimediale per computer intitolata complexiti # 1, che mostra situazioni di vita quotidiana di una giovane donna la cui figura si muove lentamente cambiando posizione ed è inserita in uno sfondo, realizzato partendo da un particolare dell'epidermide della ragazza stessa, che cambia colore col passare dei minuti. Posizionandosi su alcuni particolari della figura gli stessi vengono ingranditi e mostrano a loro volta particolari non altrimenti visibili. In sottofondo suoni che appartengono ad una voce femminile.


Cinzia Folcarelli, giugno 2001