domenica 24 ottobre 2010

Gestualità segnica tra Oriente e Occidente

L’attenzione alle forme e al gesto e una vivacità intellettuale non comune contraddistinguono la vita e l’arte di Giovanni Papi.
Le sue opere, enigmatiche ed eleganti, sono caratterizzate da una particolare cifra stilistica, che fonde la gestualità e la forza dell’Espressionismo Astratto con suggestioni orientali mutuate da frequenti viaggi e soggiorni in Estremo Oriente che nel corso degli anni hanno contribuito a permeare le stesse opere del fascino delle stampe orientali e delle calligrafie, fascino che si coglie nell’evanescenza degli inchiostri stesi su carte particolari, a lungo cercate dall’artista, per poter conferire ai suoi lavori un supporto sicuro su cui mettere in scena la leggerezza e la soavità, ma anche la forza “gestuale” tipica del suo fare artistico.
Pittore, scultore e architetto, fin da giovanissimo Papi si è dedicato all’arte. Nel 1975 ha esposto alla X Quadriennale d’Arte di Roma e da allora in numerosi spazi istituzionali e privati in Italia e soprattutto all’estero.
Definito da Vittorio Sgarbi nel 1987 più un filosofo della pittura che un pittore per gli obiettivi perseguiti, Papi ha continuato negli anni a sperimentare e a far crescere la sua espressione artistica.
Per la mostra Innocenza sotto assedio presentata nel 2006 a Roma da Carlo Fabrizio Carli, Papi, suggestionato anche dai “tagli” di Fontana, ha realizzato opere dalla forte drammaticità, materiche, espressioniste, cromaticamente molto vivaci.
In alcuni grandi acrilici su tela dalla forma romboidale, realizzati a Singapore all’inizio dello stesso anno, la caratteristica principale è il violento contrasto tra il rosso e il nero, mentre nelle sculture create per gli interni di alberghi dell’Estremo Oriente, Papi isola su supporti lignei forme legate alla natura e all’arte orientali.
Nelle opere realizzate negli anni successivi, intitolate Reverberations, la componente segnica e gestuale prevale di nuovo su tutto. Vicine anche alle opere di Hans Hartung realizzate a partire dagli anni Trenta, questi ultimi lavori di Papi insistono sulla ricerca delle infinite variazioni create da linee-forza che si incrociano, riverberi di energia tra oriente e occidente catturati nelle vibrazioni dello spazio-luce della tela.
Le ultime opere legate allo stesso ciclo sono paesaggi che nascono dal dialogo dell'artista con la natura. Memori della grande tradizione paesaggista del passato, mettono in scena luoghi mentali che Papi elabora con la sua caratteristica cifra gestuale – informale – zen, facendo nascere sulla tela delicate vibrazioni cromatiche, luoghi in cui i pensieri sconfinano nella poesia.

Cinzia Folcarelli, testo pubblicato nel pieghevole della mostra Riverberi Mediterranei, 31 luglio - 9 agosto 2009, Sabaudia, Palazzo Comunale, Sala espositiva Museo Emilio Greco

Giovanni Papi e Cinzia Folcarelli