domenica 24 ottobre 2010

Percorsi spaziali di luce e colore

Ridefinire lo spazio interagendo con lo stesso attraverso la luce e il colore. Carlo Bernardini e Nelio Sonego agiscono sulla spazialità dei luoghi fondendo la razionalità propria della geometria con la gestualità del fare artistico.
L’acciaio inox e le fibre ottiche del primo e i segni e le tracce di colore del secondo, andando anche oltre lo spazio consentito dal supporto rigido o dalle pareti degli edifici, oltrepassano dimensioni spaziali conosciute, verso un universo alternativo di luce e colore.
La ricerca visiva di Carlo Bernardini si fonda sulla percezione mutevole creata dalla luce nello spazio. In passato l’artista ha utilizzato come tecniche per le sue opere la grafite, il frottage e i pigmenti acrilici bianchi al fosforo su tavola illuminati dalla luce di wood.
Dagli anni Novanta lavora con la luce in fibre ottiche attraverso cui crea strutture che si svolgono nell’ambiente a seconda dei punti di vista dello spettatore, che diviene parte dell’opera. Bernardini, che nel 1997 ha pubblicato il saggio teorico sulla “Divisione dell’unità visiva”, edito da Stampa Alternativa, crea le sue grandi installazioni attraverso la materializzazione dei punti luce e delle loro proiezioni nello spazio, avvolgendo lo spettatore in un universo di luce “geometrica”.
I disegni luminosi, rigorosamente basati su teorie sulla spazialità da lui attentamente studiate, ridefiniscono i volumi delle sale espositive espandendosi anche al di fuori di esse.
Dopo le grandi installazioni site specific nella Città della Scienza di Calatrava a Valencia, all’interno dell’aeroporto di Brindisi e in Piazza Santo Stefano a Bologna, Bernardini ha recentemente trasformato lo spazio della Galleria Grossetti di Milano fino ad attraversarne i muri utilizzando prismi luminosi e light box come finestre affacciate su un mondo incorporeo ma visibile.
In precedenza aveva operato, tra l’altro, sullo spazio esterno del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone con l’opera Catalizzatore di luce, facendo dialogare due edifici attigui attraverso linee di luce tratteggiate in negativo.
La velocità esplosiva del segno caratterizza il lavoro di Nelio Sonego, che nasce nella mente dell’artista per poi rendersi manifesto attraverso segni generati da repentine scariche di energia.
Per Sonego il segno è il solo mezzo necessario per poter realizzare le opere in funzione delle sue visioni che variano con il suo vissuto e che quindi sono sempre mutevoli e in divenire.
La sua è una pittura gestuale - razionale che nasce dall’energia che esplode in immagini e che si realizza delimitando lo spazio attraverso la liberazione del segno e del colore, concretizzandosi in forme denominate dall’artista Angoarcoli o Triangoarcoli, sintesi di angoli ed archi, di rette e di curve, di aperture e chiusure, improvvisazione e studio meditato. Nel 1996 Sonego è tra i firmatari del Manifesto Tromboloide e disquarciata. La ridefinizione dello spazio caratterizza il suo fare artistico che si concretizza con interventi site specific come Orizzontaleverticale, del 2007 per Villa Pisani, dove ha intrigantemente srotolato a terra opere di grandi dimensioni ed esposto sui muri i lavori più piccoli.
Il momento più intenso in cui l’artista “ha percepito il concretarsi di una esplosione energetica fino alla spossatezza” è stato però in occasione della realizzazione della mostra Angoarcoli, intervenendo direttamente sulle pareti della Galleria A Arte Studio Invernizzi di Milano nel 2001.
Nei libri d’artista la superficie del foglio prende il posto dello spazio della tela lasciando inalterata la poetica del lavoro di Sonego, un lavoro che si apre sempre a nuova conoscenza, massimo fondamento del suo vivere.
Interagendo con lo spazio e con la luce, Bernardini e Sonego ci regalano opere che catturano i nostri sensi rendendoli partecipi della loro arte.

Cinzia Folcarelli, testo pubblicato nel catalogo dell'Arte Faleria Festival, Faleria, Maggio 2009