lunedì 27 settembre 2010

Francesco Guerrieri. L’arte che si rinnova giorno dopo giorno


“C’é sempre una novità, che apre una strada nuova per domani. Francesco è molto esigente e onesto con sé stesso e con il suo lavoro, a me piace così, mi dà serenità e io lo stimo e lo ammiro e mi domando se chi guarda i suoi quadri capisce l’importanza del suo lavoro (...) che deve essere osservato, guardato e vissuto lentamente così dagli occhi ti entra nel cuore e poi nell’anima.” Con queste parole la pittrice Lia Drei descrive Francesco Guerrieri1, compagno della sua vita, soffermandosi sul suo impegno artistico che lo ha portato, nel corso della vita, ad andare sempre avanti nella sperimentazione, raggiungendo traguardi importanti.

Guerrieri, come ha scritto Adriano Spatola, “imprime alla sua pittura il marchio eccitante di una sperimentazione aperta verso l'autenticità espressiva, verso la scoperta di un linguaggio storicamente garantito ma ricco di soluzioni inedite, in una sorta di metamorfosi continua”.

Nato a Borgia (Catanzaro) nel 1931, Francesco Guerrieri vive a Roma dal 1939. Dopo aver completato gli studi classici e universitari, frequenta i corsi dell'Académie de France a Rome a Villa Medici e l'Accademia dell'Associazione Artistica Internazionale, dove, nel 1958, conosce Lia Drei, figlia dello scultore e pittore Ercole Drei, che sposa pochi mesi più tardi. Per circa due anni i due artisti vivono a Villa Strohl-Fern, ai confini di Villa Borghese, in una splendida dimora immersa nel verde, accanto a celebri artisti che qui avevano i loro studi.
Nel frattempo Francesco si dedica anche alla scrittura, collaborando con riviste d'arte. In questo periodo si esprime in pittura con opere polimateriche, dal forte impatto visivo, che espone alla VIII Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, alle Biennali regionali di Roma, alle mostre-selezione presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, e ad altre rassegne nazionali.
Poco dopo, nel 1962, il superamento della corrente informale porta Guerrieri alla realizzazione di opere costruite da sistemi segnici aderenti alle teorie della semiotica e agli scritti di Merleau - Ponty sulla fenomenologia della percezione. Nascono le sue celebri opere ghestaltiche e strutturaliste intitolate Continuità, che realizza utilizzando il nero, il rosso e il bianco, fusione tra ricerca scientifica e tecnica pittorica. Guerrieri infatti non abbandona mai la componente artigianale della pittura, esprimendosi sempre con tecniche dell’olio o dell’acrilico.
Nello stesso anno è l'ideatore del Gruppo 63 che fonda insieme a Lucia Di Luciano, Lia Drei e Giovanni Pizzo. I quattro artisti espongono a Roma, Firenze, Livorno, ricevendo critiche positive da Battisti, Finizio, Orienti, Politi, Ponente, Popovich e altri.
In seguito alla scissione del Gruppo 63, avvenuta per divergenze metodologiche, nel settembre 1963 al XII Convegno Internazionale di Rimini e Verucchio, Guerrieri fonda con Lia Drei il Binomio Sperimentale p. (p.= puro). Nell'ottobre dello stesso anno i letterati d'avanguardia riunitisi a Palermo adottano la stessa denominazione di Gruppo 63.
Dal 1963 al 1968 i due artisti espongono a Roma, Firenze, Torino, Belgrado. Dello Sperimentale p. si occupano Argan, Assunto, Celant, Finizio, Garroni, Maltese, Masini, Menna, Montana, Orienti. Tra il 1965 e il 1966 Guerrieri organizza e realizza le mostre-dibattito itineranti Strutture visive e Strutture significanti in molte città d'Italia. Gli vengono conferiti due premi nazionali, il Premio Arte Oggi nel 1967 e il Premio Masaccio nel 1968. Molti altri riconoscimenti e premi seguiranno negli anni successivi.
Intanto, come studioso e teorico, pubblica i suoi scritti sulle riviste "Arte oggi", "La Vernice", "Numero", negli Atti dei Convegni Internazionali di Verucchio, in vari cataloghi e periodici e nel volume "Ricerche strutturali" (ed. Silva, 1969).
Le opere di questi anni sono state presentate storicamente nel 1975 nell'ampia antologica Francesco Guerrieri, opere 1962-74 dalla Galleria Fumagalli di Bergamo, con saggio introduttivo di Filiberto Menna, e nella grande mostra Sperimentale p., Lia Drei e Francesco Guerrieri (opere 1963 -1968) realizzata dai Musei Civici di Macerata nella chiesa Monumentale di S. Paolo nel 1981, a cura di Elverio Maurizi.
Tra il 1968 e il 1971 l’artista realizza strutture tridimensionali variopinte per l'installazione di opere-ambiente (Azione in piazza a Rieti e Mentana, personale alla Galleria il Canale a Venezia) e di happenings con Lia Drei (a Roma, Firenze, Bologna: Un modo di farsi l'arte insieme all'artista). Scrivono del loro lavoro, tra gli altri, Bargellini, Niccolai, Popovich, Spatola.
Continuando la sua incessante sperimentazione artistica, dal 1967 in poi Guerrieri nelle sue opere usa solo due toni alternati di giallo (medio e chiaro) per dipingere le sue strutture con effetto di irradiazione su fondo bianco. “L’equivalenza gestaltica di sfondo e figura, con la voluta ambiguità dei termini, positivo e negativo, assunti col medesimo valore trae un ulteriore incentivo dall’accostamento di due toni di giallo, che accrescendo la luminosità, introducono al bianco dello sfondo evidenziandolo al massimo e facendolo vibrare.”, scrive Giovanna Dalla Chiesa in “Capitolium”. 2
Le Edizioni Geiger di Torino pubblicano, nel 1972, il volume di Adriano Spatola, “Quadri Miraggi Ritratti di Francesco Guerrieri”, in cui si legge: “La trasformazione del colore in luce risponde a un bisogno sempre presente nella pittura di Guerrieri, il bisogno di fare della tela un mondo indipendente dotato di proprie regole percettive. (…) Qui la costruzione della luce diventa lo scopo fondamentale del pittore, e ogni traccia di riferimento alla realtà è scomparsa prima ancora che il quadro sia progettato. (…) Nei Gialli l’intervento della ragione è determinante. La struttura stessa del quadro non permette evasioni di sorta. Il rigore con cui il colore viene steso sulla tela facilita e anzi provoca un approccio unidirezionale, monovalente. Eppure sarebbe impossibile parlare di monotonia: la “percezione organizzata” è resa complessa e ricca di tonalità dalle vibrazioni di colore-luce, e l’“alfabeto nitido, logico, razionale” di cui parla Guerrieri svela inaspettati motivi cromatici, una musica stupefacente di tipo dodecafonico, chiusa e aperta nello stesso tempo.”
Negli anni Settanta i segni gialli si organizzano lasciando emergere bianche scritture indecifrabili oppure allusive forme bianche in una continua alternanza visiva fondo-figura (“positivo - negativo").
Scrive Maria Torrente: “Invertendo i termini dell’affermazione di Berkeley esse est percipi, Guerrieri pone altrove la matrice del pensiero concettuale. Scarnificando i valori cromatici fino alla quasi impossibile dialettica dei gialli e del bianco, riduce anche il codice ritmico, allarga le stesure segniche fino a lasciare zone silenziose di vuoto liricamente trasparenti da cui emergono nuovamente le forme di cui aveva voluto liberarsi.”3
Successivamente gli spazi bianchi, in cui navigano le strutture dei segni gialli, divengono sempre più ampi e i segni gialli vengono sospinti ai margini della tela e sui lati del telaio, quasi ad irradiare la parete dell’ambiente e lasciando dominante assoluto al centro della tela la luce del bianco puro. “Ora la pittura è nello spazio, invece che lo spazio nella pittura”, dice lo stesso artista.
Nel 1977, eliminata completamente la tela, Guerrieri si serve dei telai vuoti, dipinti sui lati, per incorniciare prospetticamente la sala espositiva nell'installazione della grande opera - ambiente Immarginazione, allestita a Roma a Spazio Alternativo e, nel 1978, a Bologna, alla Galleria II Cortile, e ancora a Roma al Palazzo delle Esposizioni. In Immarginazione il vuoto centrale dell'opera a volte racchiude (“immargina”) al centro della propria potenziale rappresentatività oggetti o persone che casualmente vi si pongono o vi transitano, altre volte resta come vuoto puro e semplice. Il problema della rappresentatività dell'arte contemporanea diviene poi centrale, a partire dal 1979, in Interno d'Artista, dove all'interno del telaio - cornice appaiono dipinti gli stessi telai vuoti oppure altri dipinti realizzati dall’artista nel passato, in una immaginaria sala espositiva.
Numerosi sono i critici che si interessano in questo periodo alle sperimentazioni di Guerrieri: Apuleo, Bentivoglio, Bonito Oliva, Dalla Chiesa, D’Amore, De Candia, De Marchis, Grande, Lambertini, Orienti, Torrente, Trucchi, Vescovo.
Negli anni Ottanta l’artista rinnova nuovamente il suo linguaggio pittorico e realizza opere di Metapittura, di cui sottoscrive anche il primo e il secondo Manifesto. Espone i suoi nuovi lavori nel 1982 nella mostra personale Sublime e Pittoresco e all’interno di varie collettive a Roma (Spazio Alternativo e Galleria Studio 34), Macerata (Musei Civici), Caprarola (Palazzo Farnese), Frascati (Sincronicon). Recensiscono il suo lavoro Apuleo, Bilardello, De Candia, D. Guzzi, Lelj, Mango, Marziano, Menna, Micacchi, Penelope, Spadano.
Dopo Sincronicon, nel 1986, Guerrieri si ritira per un decennio in un proprio eremo naturalistico sull'Appennino romagnolo realizzando opere visionarie ed “ecologistiche”. Sul finire degli anni Novanta inizia un nuovo ciclo di Interno d'Artista che “tende alla rappresentazione sincronica e spiazzante di ogni possibile esperienza pittorica, sia iconica che aniconica, in una dimensione metafìsica, dove possono convivere potenzialmente all'infinito spazi con orizzonti diversi e dove ogni tempo può divenire presente”, citando le parole dello stesso artista.
Nel frattempo le sue opere del passato sono riproposte in occasione di varie rassegne storiche e tematiche, oltre che in mostre personali retrospettive e antologiche. Recentemente hanno scritto sul suo lavoro: Aita, Barbagallo, Carli, Coltellaro, V. Conte, De Candia, Di Genova, Esposito, Folcarelli, Gigliotti, Le Donne, Le Pera, Marziano, Morelli, Riposati, Sicoli, Simongini, Turco Liveri, Valentino, Zucchini e molti altri.
Il Museo Civico di Taverna gli ha dedicato una sala personale permanente dal 2002. Il Comune di Taverna, patria del pittore Mattia Preti, il 7 agosto 2005, gli ha conferito la cittadinanza onoraria, per il fondamentale contributo alla crescita del Museo Civico di Taverna e alla diffusione dell’arte contemporanea unitamente alla consorte Lia Drei, la grande artista scomparsa il 22 marzo 2005. Il 20 settembre 2006 in Borgia, suo paese nativo, gli è stato assegnato il Riconoscimento Maria Regina delle Vittorie (Prima Edizione) per la Sezione Arti Visive.
Ultimamente, nel 2007, le opere dello Sperimentale p., sono state oggetto di una importante mostra, intitolata Sperimentale p., Lia Drei e Francesco Guerrieri, 1963-1968, allestita a Roma e a Viterbo, che ha riscosso ampi consensi. Nei prossimi mesi le opere storiche dell’artista saranno protagoniste di esposizioni in tutta Italia.
Ma la vena creativa di Francesco Guerrieri è sempre in divenire. Recentemente, operando una fusione tra le Continuità dello Sperimentale p. e i sinuosi e arcani linguaggi delle opere degli anni Settanta, ha realizzato opere in cui le bande rosse e nere o bianche e gialle diventano di nuovo protagoniste, fuse con la scrittura, stavolta resa quasi riconoscibile dal nostro alfabeto oppure con imprevedibili forme emergenti nella luce assoluta del bianco. Di nuovo un rinnovamento, quindi, nell’espressione artistica di un pittore e di un uomo che, seppur con la nostalgia per il passato e per le persone care scomparse, guarda sempre al futuro, evolvendo e rinnovando la sua arte giorno dopo giorno.

Note
1.  Lia DREI, Diari, 3 gennaio 2004
2.  Giovanna DALLA CHIESA, Francesco Guerrieri, “Capitolium”, n.1, Roma, 1973
3.  Maria TORRENTE, Francesco Guerrieri, Human Design, n.15, Milano, 1974

Cinzia Folcarelli, agosto 2008, testo pubblicato nel catalogo della mostra Francesco Guerrieri. Il Quadro Luce. 1967 - 1977, Roma, Ph7 Art Gallery, 9 ottobre - 15 novembre 2008 e Viterbo, Galleria Miralli, Palazzo Chigi, 15 novembre - 10 dicembre 2009


Mario Iannelli, Cinzia Folcarelli, Gabriele Simongini, Francesco Guerrieri, Massimo Riposati
PH7 Art Gallery, 9 ottobre 2008