domenica 24 ottobre 2010

Visioni interiori intessute di surrealismo onirico

Può l'Arte sublimare la materia, piegarla e trasformarla regalandole una nuova vita? Quando il metallo o la terra o qualsiasi altra materia “artistica” riescono a trasmetterci sensazioni ed emozioni, ecco che è nata un'opera d'arte. Se poi l'artista è in grado di svegliare sentimenti forti o sopiti nel nostro animo e farci entrare all'interno delle sue creazioni, possiamo veramente dire che la materia è ascesa ad uno stato superiore...
Paolo Mayol riesce a coinvolgerci nelle trasformazioni operate dalle sue mani. La sua è una materia sofferta, lacerata, emaciata, corrosa dalla vita e dai suoi accadimenti. I suoi bronzi a cera persa si offrono al nostro sguardo in tutta la loro forza esteriore e fragilità interiore, figli dell'inganno del mondo e delle sue conseguenze. Visioni interiori che si librano nello spazio. Figure protese verso l'alto, verso una condizione superiore, raggiunta a prezzo di quali sacrifici? Di quali sofferenze? Ma poi, raggiunta veramente? Il trionfo effimero, il potere a cui aspiriamo è davvero fonte di felicità? Queste le domande che sembrano trasparire dalle opere di Mayol, dalle raffigurazioni della Sedia del potere, che seduce il Fauno, come Ulisse, come uomini e donne di tutti i giorni, una sedia da cui si può guardare e comandare il mondo ..., spesso associata alla figura del cavallo, anch'esso simbolo di potere.
Il cerchio, simbolo di perfezione, è un altro elemento ricorrente nelle opere di Mayol. L'arco di Ulisse si trasforma in un cerchio; lo stesso compare nella composizione con la cariatide che si libera sfuggendo dalla sua condizione di sottomissione, e in quella con il centauro della Metafora. Il cerchio che diventa nelle opere di Mayol anche lo specchio in cui si guarda un altro centauro, essere metà uomo e metà animale che vuole simboleggiare gli istinti primordiali, e che specchiandosi si confronta con sé stesso ...
Ma lo specchio è anche veicolo di passaggio verso paesaggi cosmici, medium attraverso cui le figure vengono smaterializzate e rimaterializzate, subendo trasformazioni e metamorfosi.
Tutte le figure di Mayol subiscono delle metamorfosi, esteriori perché interiori, e l'artista coglie l'attimo in cui ciò avviene.
La figura di Ulisse ne è un esempio. Il viaggiatore, l'eroe forte che vince soprattutto attraverso la sua astuzia, Ulisse con la sedia del potere, anche lui, che, seppur ridotto in brandelli, avvolto da bende sacre (o sono medicazioni?), con una enorme decorazione sull'elmo che sovrasta la figura, stringe ancora il pugno in segno di vittoria, fuso in tutt'uno con la sedia. La sedia del potere è parte anche delle composizioni a bassorilievo, altra tecnica usata da Mayol insieme al tutto tondo, raffiguranti Oriente e Occidente, a voler dire che in qualsiasi parte della Terra il fine dell'uomo è sempre il medesimo.
Altri eroi raffigurati da Mayol sono i protagonisti della guerra di Troia, Achille, Patroclo, figure leggendarie che lottano, soffrono, e ci rendono partecipi delle loro vicende.
Ma anche i ballerini sono al centro dell'attenzione dell'arte di Mayol, eterei quanto basta per librarsi anch'essi verso l'alto.
Tutte le opere sono immerse in un surrealismo onirico, ricco di riferimenti, simboli e rimandi che caratterizzano le composizioni, complicati racconti intessuti di citazioni colte e di bisogni primari, in cui le figure si fondono con l'ambiente circostante.
Su tutto regna la luce, che accarezza il modellato scabro e lo fa vibrare, regalandogli bagliori di vita.
Mayol è anche autore di formelle in bronzo montate su pasta di vetro di Murano di vari colori, raffiguranti i temi cari all'artista, così come di composizioni bronzee a forma di vela variamente lavorate, vele per solcare lidi lontani.
Interessanti anche gli Omaggi a F. Bacon del 1999, artista vicino a Mayol in pittura per le tematiche trattate ed anche per la scomposizione della forma. In scultura l'artista, che ha studiato in ambito internazionale, può essere accostato, soprattutto per la resa scabra delle superfici, alle ricerche di Marino Marini, Medardo Rosso e Alberto Giacometti, riferimenti colti, ma solo riferimenti perché Mayol è riuscito a costruire una propria cifra stilistica riconoscibile soprattutto dettata dalla consapevolezza che nell'arte la tecnica va sempre unita al sentimento.

Cinzia Folcarelli, testo pubblicato nel catalogo della mostra Paolo Mayol. Emozionalmente: inquiete ispirazioni, 2 - 15 ottobre 2010, Roma, Palazzo Valentini, Sala Egon von Furstenberg